Natale: Cosa festeggiamo il 25 dicembre ?
Cosa festeggiamo il 25 dicembre ?
Se si pone questa domanda quasi tutti risponderanno <
Affrontiamo la questione tornando indietro nel tempo.
Il Natale godeva di grande importanza nel passato come tuttora.
Nell’enciclopedia Generale DeAgostini troviamo scritto: «Natale giorno della nascita di Gesù Cristo e quello in cui annualmente essa viene celebrata. L’origine della festività Natale è romana, ed è collegata sia al calendario romano civile che il 25 dicembre celebrava il solstizio invernale, è il natale del sole invitto, sia altri culti. Tra le manifestazioni popolari caratterizzano la festività, il presepe, l’albero (sopravvivenza dei riti agrari), i doni che ai fanciulli porta babbo natale.»
Il Natale, quindi, era una festa legata al solstizio invernale.
Come tutti sanno il solstizio invernale è il 21 dicembre e in questa data si ha la notte più lunga ed il giorno più breve dell’anno. Dal 22 dicembre, le ore di luce aumentano, fino all’apoteosi del Solstizio di Estate, il 22 giugno; in quella data si avrà il giorno più lungo e la notte più corta dell’anno.
Il 25 dicembre poi è un’altra data particolare perchè in molte parti del mondo si celebrava la nascita di un dio…
In Persia, 3.600 anni fa, veniva festeggiata Mitra, figlio del Sole e Sole egli stesso.
In Egitto si festeggiava la nascita di Osiride e di suo figlio Oro.
In Babilonia si festeggiava il dio Tammuz, unico figlio della dea Istar rappresentata con il bimbo in braccio e con una aureola di dodici stelle attorno alla testa.
In Messico si festeggiava la nascita del dio Quetzalcoatl mentre nello Yucatan quella del dio Bacab.
Gli aztechi festeggiavano Huitzilopoctli che vede la luce il 25 dicembre.
Gli scandinavi festeggiavano la nascita del dio Freyr mentre in Grecia si festeggiava Bacco ed in Siria Adone.
Tutte le divinità citata sono legate alla simbologia del Sole.
A questo punto c’è da domandarsi: perchè le nascite sacre venivano festeggiate il 25 e non il 21 ?
Nei giorni dal 22 al 24 dicembre sembra che il Sole, nel suo moto apparente, si fermi (Solstitium significa “Sole fermo”): è quindi il momento del massimo declino dell’Astro. Il 24 il Sole sembra riprendere il cammino, ogni giorno un po’ più verso l’alto fino al Solstizio di Estate…
Torniamo all’antica Roma, a tempi a noi più vicini, dove in inverno, tra il 17 e il 24 dicembre venivano celebrati i Saturnali, in onore di Saturno, protettore dell’agricoltura.
Durante questo periodo si chiudevano le scuole ed i tribunali; ci si scambiava visite e doni, sparivano le classi sociali.
Ci si scambiavano doni: miele, fichi e ramoscelli sacri (rametti di una pianta propizia che si staccavano da un boschetto sulla via Sacra, consacrato a una dea di origine sabina, Strenia, apportatrice di fortuna e felicità), in onore di un’antica tradizione portata avanti da Romolo, il fondatore di Roma.
Per tutto l’anno era proibito, nella città, il gioco d’azzardo durante i Saturnali esso veniva tollerato in quanto era in stretta connessione con la funzione rinnovatrice di Saturno il quale distribuiva le sorti agli uomini per il nuovo anno; sicché la fortuna del giocatore non era dovuta al caso, ma al volere della divinità. Era quindi quasi d’obbligo, in tale periodo, giocare anche a soldi…
Il giorno 24 si concludeva con un grande banchetto illuminato da lumini e candele, con brindisi e scambio di auguri. Il giorno 25 era dedicato al Sole Invicto: il Sole, cioè, che sembra sul punto di essere inghiottito dalle tenebre ma invece risorge e torna a brillare, a scaldare, a riportare la Vita sulla Terra.
Con l’espandersi dell’Impero verso Oriente, soldati e mercanti vennero a conoscenza del culto del dio Mitra, che pian piano venne introdotto a Roma. Esso fece talmente presa sulla popolazione, che nel 274 d.C. l’Imperatore Aureliano lo ufficializzò. E poiché anche Mitra, come già accennato, simboleggiava il Sole, la sua festa fu sovrapposta a quella del Sole Invicto; il 25 dicembre, come già avveniva in Persia.
Apriamo una piccola parentesi su Mitra.
Mitra ha sorprendenti analogie con la figura del Cristo. Nasce in una grotta e gli viene affidato dal Padre Sole il compito di contrastare Ahriman, spirito maligno che vuole distruggere il mondo. Mitra, quando la sua missione salvifica é compiuta, partecipa con i suoi adepti ad un banchetto; dopo aver consumato il pasto come atto sacrificale, il dio sale al cielo su un Carro di Luce, per riunirsi al Padre Sole. Separati nettamente grazie all’intervento di Mitra il Bene dal Male, la vita sulla Terra sarebbe andata avanti sino al Grande Anno, periodo dell’Apocalisse. Mitra sarebbe allora tornato sulla terra per separare i giusti dai peccatori: ai primi avrebbe offerto la bevanda dell’immortalità, resuscitando anche i loro corpi fisici; i secondi sarebbero stati distrutti dal fuoco. Il culto di Mitra contemplava anche il battesimo.
Veniamo al nostro Natale. Al di là dei Vangeli, o meglio del Vangelo (è solo quello di Luca che narra la Nascita), esistono pochissime notizie storiche del passaggio di Gesù sulla terra, in particolar modo della sua nascita e dei suoi primi 30 anni… Nel vangelo di Luca si narra soltanto che nel periodo in cui nacque Gesù c’erano a Betlemme dei pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al gregge. E’ riconosciuto che i pastori ebrei partivano per i pascoli all’inizio della primavera, in occasione della loro Pasqua, e tornavano in autunno. E’ evidente che il Cristo nacque tra la fine di marzo e il primo autunno; tant’è vero che fino alla fine del III secolo il Natale veniva festeggiato, secondo i luoghi, in date differenti: il 28 marzo, il 18 aprile o il 29 maggio.
Come già accennato, nella seconda metà del secolo III, l’imperatore Aureliano aveva istituito una festa al 25 dicembre, il Natalis Solis Invicti, il Natale del Sole Invitto, durante il quale si celebrava il nuovo sole "rinato" dopo il solstizio invernale. Molti cristiani erano attirati da quelle cerimonie spettacolari; sicché nel 337 d.c. la Chiesa romana sotto il pontificato di Papa Giulio I, preoccupata per la nuova religione che poteva ostacolare la diffusione del cristianesimo più delle persecuzioni, pensò bene di celebrare nello stesso giorno il Natale di Cristo. La festa, già documentata a Roma nei primi decenni del IV secolo, si estese a poco a poco al resto della cristianità.
La coincidenza con il solstizio d’inverno fece sì che molte usanze solstiziali, non incompatibili con il cristianesimo, venissero recepite nella tradizione popolare. D’altronde non si trattava di una sovrapposizione infondata, perché fin dall’Antico Testamento Gesù era preannunciato dai profeti come Luce e Sole.
Il 353 d.C., primo anno in cui il culto di Mitra venne sostituito con quello di Cristo. Proprio per le sorprendenti analogie tra le due storie, si insinua che il Cristianesimo altro non è stato che un cambio di nome di divinità… Ma i Discorsi della Montagna, le parabole, l’Uguaglianza tra gli uomini, la Tolleranza, il Perdono, la Carità, il riconoscimento di una dignità alle donne non appartengono al culto di Mitra…
Forse non c’è stata sovrapposizione di nomi quindi, ma è più probabile che, proprio perché Mitra era entrato profondamente nell’animo del popolo, e perché di Gesù giovane mancavano notizie, le due figure si siano un po’ fuse. Tanto era radicato Mitra tra le genti dell’Impero romano, che la Chiesa cattolica impiegò secoli per cancellarne del tutto il ricordo… E forse c’è riuscita soltanto tollerando che parte della storia mitraica si inglobasse in quella di Gesù…nella forma, non certo nella sostanza.
Detto ciò analizziamo altri aspetti del Natale contemporaneo.
Dei doni, dello scambio delle visite e degli auguri abbiamo già parlato, così come del periodo festivo e dell’usanza del gioco, dei banchetti; soffermiamci sugli altri simboli: il Presepe, l’albero, babbo natale.
IL PRESEPE è una tradizione unicamente cristiana.
Il primo presepe che la storia ricordi lo ideò S.Francesco d’Assisi nel 1223 a Greccio, un paesino vicino Rieti.
S.Francesco s’ispirò a una tradizione liturgica sorta nel secolo IX, quando in molti Paesi europei si formarono dall’ufficio quotidiano delle ore i cosiddetti uffici drammatici a rievocare le principali scene evangeliche con brevi dialoghi. Successivamente quei primi esperimenti si ampliarono in strutture più vaste e complesse, sicché il tema della Natività ispirò nel monastero di Benedikburen un vero e proprio dramma al cui centro campeggiava quella del presepe.
Bisogna però ricordare che il tema della Natività, però, non appare nell’iconografica cristiana se non nel 380 circa, in un dipinto murale che si trova nelle catacombe di San Sebastiano in Roma. Nel VII secolo ve n’era una anche nella basilica romana di Santa Maria Maggiore: Sancta Maria ad Praesepem.
L’albero di Natale, o meglio l’addobbare l’albero è una pratica che risale al tempio degli Egizi.
Nell’antico Egitto non si addobbavano gli abeti ma, durante il culto del sole, si addobbava una piramide.
La tradizione venne poi ripresa anche da altri popoli, tra i quali anche quelli nordici, che ovviamente sostituirono cio’ che non avevano con quanto disponibile: dalla piramide all’abete. Le luci sull’albero, come nel culto del sole, rappresentano la luce della vita; l’abete sempreverde è il simbolo dello spirito che non muore mai.
La tradizione nordica dell’adorazione dell’albero, la chiesa l’accolse intorno all’anno mille come simbolo del Paradiso terrestre per ricordare la nascita del Salvatore.
Quando è nato Babbo Natale?
Pare che Babbo Natale, inteso come quell’anziano signore vestito di rosso con la barba bianca e la pancia, sia nato nel 1931, inventato dalla Coca Cola per reclamizzare la celebre bevanda. L’inventore sarebbe quindi un pubblicitario di nome Sundbolm. Non a caso i colori del vestito classico di Babbo Natale sono gli stessi della Coca Cola. Anche le renne sono una trovata pubblicitaria della Coca Cola, mentre l’originale Santa Claus era raffigurato su un cavallo bianco.
In realtà l’immagine di Babbo Natale in bianco e rosso esiste già dal 1863, e riprendeva la leggenda di Santa Claus.
Una delle prime cartoline di Natale con il classico Babbo Natale è del 1886, creata da Luois Prang . In breve, la Coca Cola ha ripreso quanto già era stato creato, ma ha amplificato e standardizzato l’immagine classica di Babbo Natale.
Chi è Babbo Natale, alias Santa Claus?
Questa icona riprende la tradizione di un vescovo Nicola di Mira che la tradizione cattolica vuole come taumaturgo per eccellenza. Di questo vescovo, di origine turca e proveniente da una famiglia nobile e ricca, tra le altre cose si dice, secondo la leggenda, che aiutò una famiglia caduta in rovina, dove tre ragazze avrebbero dovuto cominciare a prostituirsi per sopravvivere alla povertà. L’uomo donò dei sacchi di monete d’oro alle ragazze per fornir loro una dote tale da essere prese in sposa, ma trovando la finestra delle loro camera chiusa lascio’ cadere i sacchi dal camino. Da qui la leggenda dell’uomo buono che porta doni passando dal camino.
Una curiosità, nel mondo anglosassone Babbo Natale si chiama Santa Claus, questo nome è una corruzione del latino Sanctus Nicolaus, cioè San Nicola, il vescovo patrono della Russia. Il 9 maggio 1087 alcuni mercanti baresi traslarono le sue spoglie da Mira (Licia) a Bari. Sul suo sepolcro sorse dopo una basilica. Siccome era usanza la notte di San Nicola del 6 dicembre fare dei doni segreti, per la prossimità del 25 dicembre la sua festività fu spostata divenendo Santa Claus per i popoli dell’Europa settentrionale.
Quando i loro discendenti emigrarono nell’America del Nord portarono nel nuovo continente anche la tradizione natalizia di Santa Claus. Successivamente, ai primi dell’Ottocento, gli americani ne trasformarono completamente la figura: il mantello vescovile divenne una zimarra rossa ornata di pelliccia e la mitra un cappuccio. Gli assegnarono anche una slitta trainata da renne e nel 1931 la Coca Cola creo il personaggio per una campagna pubblicitara che diventò ben presto il Babbo Natale che tutti noi immaginiamo prendendo stabilmente il posto nell’immaginazione collettiva.
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